MIDSUMMER NIGHT COLOURS
Il racconto di una continua ricerca cromatica

OCTOPUS / 2016
tecnica mista su tela di sacco di juta, montata su legno
cm 200 x 150
Percorrendo in sequenza la parete di grandi quadri si comprende subito che il colore è l’elemento fondativo, il grande argomento della pittura di Zanetti.
Nel suo lavoro iniziato negli Anni Settanta, il suo linguaggio espressivo fondato sulla ricerca cromatica, diventa un vero e proprio tema assiale, che si traduce nel lavoro artistico in una materia solida, estremamente viva e vitale che come un’onda hertziana percorre elettricamente tutta la sua opera. Questa forza si avvale dei gesti sempre molto ampi dell’artista, che per l’appunto opera perlopiù su grandi superfici, con campiture vaste, con una ritualità di composizione molto legata alla fisicità del quadro; così risulta essere un testo poetico ma al tempo stesso un oggetto materiale molto forte e presente, con uno statuto concreto dotato di grande allure scenica.
Il risultato sono grandi teleri dal forte impatto emotivo, che ripercorrono, e reinterpretano senza imitarli, tutto i vasti repertori del linguaggio della pittura e dell’astrattismo contemporaneo, tracciando una linea che unisce idealmente Henri Matisse a Sam Francis. Si tratta di una serie di omaggi, di citazioni di questo linguaggio oramai depositato nel nostro corredo visuale, che vuole esprimere la fiducia nell’operare dell’artista, così come nei suoi elementi costitutivi, sia formali che ispirativi.

OCTOPUS / 2016
tecnica mista su tela di sacco di juta, montata su legno
cm 200 x 150
Percorrendo in sequenza la parete di grandi quadri si comprende subito che il colore è l’elemento fondativo, il grande argomento della pittura di Zanetti.
Nel suo lavoro iniziato negli Anni Settanta, il suo linguaggio espressivo fondato sulla ricerca cromatica, diventa un vero e proprio tema assiale, che si traduce nel lavoro artistico in una materia solida, estremamente viva e vitale che come un’onda hertziana percorre elettricamente tutta la sua opera. Questa forza si avvale dei gesti sempre molto ampi dell’artista, che per l’appunto opera perlopiù su grandi superfici, con campiture vaste, con una ritualità di composizione molto legata alla fisicità del quadro; così risulta essere un testo poetico ma al tempo stesso un oggetto materiale molto forte e presente, con uno statuto concreto dotato di grande allure scenica.
Il risultato sono grandi teleri dal forte impatto emotivo, che ripercorrono, e reinterpretano senza imitarli, tutto i vasti repertori del linguaggio della pittura e dell’astrattismo contemporaneo, tracciando una linea che unisce idealmente Henri Matisse a Sam Francis. Si tratta di una serie di omaggi, di citazioni di questo linguaggio oramai depositato nel nostro corredo visuale, che vuole esprimere la fiducia nell’operare dell’artista, così come nei suoi elementi costitutivi, sia formali che ispirativi.

FI.RED / 2018
tecnica mista su tela di sacco di juta, montata su legno
cm 150 x 200

LUCK / 2018
tecnica mista su tela di sacco di juta, montata su legno
cm 150 x 200
Infatti il lavoro di Martino Zanetti si svolge sotto la vasta ala protettrice della pittura veneta, terra nella quale è nato e dalla quale ha ricavato tutti gli stilemi del suo linguaggio. Come l’artista stesso dichiara, si sente in una qualche misura il continuatore di questa visione della natura e della pittura, dove la luce della città d’acqua per eccellenza, Venezia, passando attraverso il filtro prismatico dell’aria, sfuma e si ricompone con eccezionale forza e delicatezza insieme. Oltre che nella grande tradizione dei maestri antichi, Martino Zanetti per un altro versante, quello biografico, affonda le proprie radici creative in una storia personale molto forte, nella quale la sua formazione di imprenditore di successo si è tradotta in vitalità, creatività, inventiva e forte realismo: una componente basilare del suo operare quotidiano, che transita fisicamente, quasi per osmosi anche nel fare arte, e le dà probabilmente quella forma solida e compiuta con la quale la percepiamo.
Ciò non significa che il processo creativo non sia al tempo stesso estremamente delicato e intimo, vista anche l’importanza che assumono il teatro elisabettiano e la musica nel mondo intellettuale, emotivo e conseguentemente nell’ispirazione dell’artista. Per quanto concerne il teatro inglese Martino Zanetti è un appassionato lettore e cultore della figura di Shakespeare, autore che con le sue storie ha fondato un mondo culturale e poetico, tra l’altro spesso ispirato, quantomeno negli sfondi, ad ambienti veneti. Anche la musica, soprattutto Vivaldi e Monteverdi, è sentita da Martino Zanetti come sinestetica alla pittura, tanto che nello scambio percettivo tra suono e visione si arriva a comprendere una realtà poetica unitaria. A simbolo di questo forte legame con il mondo delle note, a Verona nel centro dell’esposizione alla Gran Guardia campeggia un pianoforte rosso, un magico oggetto che sembra risuonare anche senza essere toccato…
Donatella Bertelli
In “Alice nel paese delle meraviglie” siamo posti di fronte ad una macro visione in movimento. A prima vista si tratta di figure astratte che paiono ruotare sul loro asse, in una sorta di fibrillazione minuta, come vedessimo un vetrino al microscopio. Solo che questi microrganismi compiono a un secondo sguardo un salto percettivo e di scala fisica, e si rivelano immediatamente come grandi strutture di natura floreale, fiori di un bouquet che improvvisamente si svela come in un gioco ottico e da astratto diventa descrittivo tanto che pare percorso dal vento.

ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE / 2019
tecnica mista su tela di sacco di juta, montata su legno
cm 250 x 400

ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE / 2019
tecnica mista su tela di sacco di juta, montata su legno
cm 250 x 400
In “Alice nel paese delle meraviglie” siamo posti di fronte ad una macro visione in movimento. A prima vista si tratta di figure astratte che paiono ruotare sul loro asse, in una sorta di fibrillazione minuta, come vedessimo un vetrino al microscopio. Solo che questi microrganismi compiono a un secondo sguardo un salto percettivo e di scala fisica, e si rivelano immediatamente come grandi strutture di natura floreale, fiori di un bouquet che improvvisamente si svela come in un gioco ottico e da astratto diventa descrittivo tanto che pare percorso dal vento.

NO MORE COLOURS / 2019
tecnica mista su tela di sacco di juta, montata su legno
cm 250 x 400
Al polo opposto di questa ricerca si situa invece “No more colours”, un lavoro che cita la grande tradizione dei monocromi e che già nel titolo intende spiazzare chi guarda. Si tratta infatti di una superficie coloratissima, di colore rosso, il colore dei bambini, del sangue, della vita: il primo colore che viene alla mente, il colore dei colori, che pare compendiarli tutti, contenerli tutti nella sua forza che si può davvero definire esplosiva. Qui il linguaggio si fa apparentemente parco, misurato. Lo sfondo del quadro, presenta una stesura lineare, composta, definitiva.

NO MORE COLOURS / 2019
tecnica mista su tela di sacco di juta, montata su legno
cm 250 x 400
Al polo opposto di questa ricerca si situa invece “No more colours”, un lavoro che cita la grande tradizione dei monocromi e che già nel titolo intende spiazzare chi guarda. Si tratta infatti di una superficie coloratissima, di colore rosso, il colore dei bambini, del sangue, della vita: il primo colore che viene alla mente, il colore dei colori, che pare compendiarli tutti, contenerli tutti nella sua forza che si può davvero definire esplosiva. Qui il linguaggio si fa apparentemente parco, misurato. Lo sfondo del quadro, presenta una stesura lineare, composta, definitiva.
LA GRAN GUARDIA
È un edificio storico situato nel centro di Verona risalente al 1610, sebbene fu ultimato solamente nel 1853. Non si sa con esattezza chi sia stato il progettista dell’edifi cio, inizialmente la progettazione venne attribuita a Michele Sanmicheli data la somiglianza con altri edifi ci ideati dallo stesso.

Oggi, invece, si attribuisce la progettazione dell’opera a Domenico Curtoni, nipote del Sanmicheli. L’edificio si sviluppa in due piani e un attico con una lunghezza complessiva di oltre 86 metri. Il piano terreno è caratterizzato da 13 maestose arcate in bugnato rustico dal diametro ciascuna di 3,5 metri quasi a richiamare e “sfidare” le imponenti arcate della vicina Arena.
La facciata centrale presenta un volto a bugnato al piano terra che immette nel portico e al piano nobile con le sue grandi finestre. Tutto l’edificio presenta chiaramente le influenze dello stile sanmicheliano: divisione a due piani e dominio assoluto di chiaroscuri. La Gran Guardia viene oggi utilizzata per mostre e congressi.


Lo spazio non è contenibile, la raffigurazione iconica spazio-intellettuale tipica della tradizione occidentale, che tende alla classificazione, all’organizzazione e alla carcerazione dell’immagine, dell’idea in una maniera esasperata, istintivamente e fortunatamente non riesce più a condizionarmi.
LA NEWSLETTER
Resta informato sulle attività legate alla mostra e ai collaterali in città e sul Garda.
Contatti
Palazzo della Gran Guardia
Piazza Bra, 1, 37121 Verona VR
347 2710626
donatellabertellistudio@gmail.com
Orari & info
martedì - domenica 10.30 / 19.30
lunedì chiuso
ingresso libero